Osservo il gruppo in silenzio mentre la tensione cresce, quando l'atmosfera sembra sul punto di spezzarsi, faccio un passo avanti, posizionandomi a lato di Rossi.
"Signor Rossi," inizio, con un tono calmo ma deciso, "il suo piano ha una logica, ma mi permetta di proporre alcune modifiche che potrebbero aumentare le nostre possibilità di successo e ridurre i rischi."
Allungo la mano verso l'astuccio delle pistole e ne prendo una con sicurezza. Con gesti precisi, estraggo il caricatore, controllo i proiettili, e lo reinserisco, caricando l'arma con un rumore secco che riecheggia nella quiete. La tengo con disinvoltura, facendo intendere che non è la prima volta che ho a che fare con un'arma.
"Per cominciare," continuo, mentre osservo gli altri con sguardo fermo, "dividersi in due gruppi può funzionare, ma dobbiamo stabilire un metodo di comunicazione. Anche un semplice segnale visivo o sonoro potrebbe evitarci spiacevoli sorprese. Inoltre, credo che chi resta all'ingresso debba avere un compito più definito: magari attirare l'attenzione delle guardie lontano dai punti di ingresso, anziché limitarsi a monitorarle."
Mi giro verso la cartina che Rossi aveva tracciato, indicando con un dito. "Propongo anche di identificare una via di fuga alternativa. Se qualcosa dovesse andare storto, non possiamo correre il rischio di restare intrappolati all'interno della villa. Potremmo esplorare il perimetro ora, prima di procedere, per assicurarci che ci sia una via sicura."
Lascio che le mie parole si sedimentino per un momento, poi aggiungo, con un tono più diretto: "Per quanto riguarda i mastini, non dubito delle sue 'abilità culinarie', ma credo che un piano di riserva sia prudente. Un diversivo sonoro o un'esca aggiuntiva potrebbero essere utili nel caso le cose non vadano come previsto."
Infine, guardo Rossi negli occhi, lasciando trasparire una punta di determinazione. "Siamo qui per portare a termine questa missione, non per collezionare incidenti evitabili. Se lavoriamo con metodo e preparazione, possiamo minimizzare i rischi. È un'operazione pericolosa, sì, ma non suicida. Lei è l’esperto, ma mi permetta di dire che un piano che non lascia margine di manovra è un piano incompleto."
Concludo rimanendo in piedi, l’arma tenuta saldamente ma con prudenza, pronto a sentire le sue reazioni e, se necessario, a offrire ulteriori suggerimenti.