Atto I - L'inizio della Fine

persona importante? aggiungo con finta sorpresa indicando la villa

In qualche maniera, la sicurezza con la quale l'agente si muove, ha un'effetto calmante su di lei. Lo segue sulla collina, nell'aria fredda.

Quella notte Lauren, sola nella sua camera d'hotel, aveva riposato ben poco e quel poco aveva avuto l'effetto di stancarla di più. Si era alzata alle prime luci dell'alba, incapace di rimanere distesa fra lenzuola stropicciate. Stavano per violare una proprietà privata. Ogni volta che questa verità le rimbombava in testa, il suo cuore accelerava mozzandole il respiro. Dopo essersi vestita e indossato la giacca più anonima del suo guardaroba, con mani tremanti aveva caricato la pistola. L'aveva comprata ad Arkham, per proteggersi quando rincasava al buio. Sapeva come funzionava: aveva sparato, per prenderci la mano ma non l'aveva mai usata davvero e sperava che non fosse necessario nemmeno oggi. Mise nella tasca anche una piccola torcia elettrica, per ogni evenienza. Aveva anche annodato al collo un foulard scuro, da poter alzare per nascondere il viso. Infine aveva preso una carrozza per arrivare a casa del professore, dove gli altri alloggiavano.

Guarda l'uomo. Piccoli segni violacei sotto gli occhi testimoniano la nottata passata in bianco ed il nervosismo. "Cosa...", inizia ma la voce le si blocca. Degluttisce. "Come pensa di procedere? Ha un piano, credo". Non perde un attimo il viso di Rossi, quasi cercasse una conferma, qualcosa che giustifichi la pazzia che stanno per commettere.

Sorrido leggermente, anche io osservo la reazione di Rossi alle parole di Miss Evans. "Giusto, signor Rossi, penso che tutti qui preferiremmo sapere il più possibile sul piano. Siamo pronti ad agire, ma una buona strategia rende ogni missione meno rischiosa." Nonostante tutto, cerco di mostrare un atteggiamento fiducioso, sperando che la presenza di Rossi e un piano ben articolato possa dare un senso di sicurezza ai miei amici.

Regolo il peso dello zaino con un gesto quasi distratto, lasciando che il silenzio si assesti prima di parlare. Mi rivolgo a Laureen con un tono misurato, ma fermo, osservandola con attenzione mentre cerca di articolare la sua domanda.
"Signorina Evans," inizio, lasciando che le parole scivolino con calma. "Non si tormenti troppo. Nessuno di noi è qui senza un motivo, né ci aspettiamo che questo percorso sia privo di rischi. Ma se c’è una cosa che ho imparato, è che la forza si misura nel momento in cui ci si alza e si affrontano le ombre, anche senza avere tutte le risposte."
Poi rivolgo il mio sguardo a Rossi, inclinando leggermente la testa. "E parlando di risposte, mi auguro che il nostro compagno d’avventura non lasci troppi dettagli al caso. Qui non c’è margine per improvvisazioni maldestre."
Dopo una breve pausa, il mio tono si fa appena più rilassato, per stemperare la tensione che sembra serpeggiare nel gruppo. "Siamo tutti consapevoli che la paura è un’alleata scomoda, ma necessaria. Se ci tiene svegli e vigili, allora ben venga. Forse non siamo proprio entusiasti del salto che stiamo per fare, ma almeno sappiamo che ogni passo sarà calcolato. Non è così, signor Rossi?"
Infine, aggiungo con una nota più pragmatica, volgendo lo sguardo verso il resto del gruppo: "Più chiaro sarà il piano, meno dovremo contare sulla fortuna. E di quella, mi creda, preferisco farne a meno."

Da anni non indossavo un abbigliamento comodo ed informale, adatto ad una esplorazione piu che ad una passeggiata. Il peso di robuste scarpe e la inusuale libertà di movimento data da un maglione in luogo della solita giacca hanno un paradossale effetto.
Da un lato mi galvanizza il ritornare all'opera sul campo, come negli scavi cui ho collaborato in india. Dall'altro si affaccia un ricordo ed un rimorso che soeravo di aver sepellito...
I miei amici dicono bene , mister Rossi. Non sulla fortuna dovremo contare, ma sulla preparazione e l'efficienza. Le conseguenze di affrontare con leggerezza simili avventure rischiano di diventare un grave fardello da portare begli anni

Preferisco non aggiungere altro, mi chiudo in un attento silenzio, raccolgo il mio zaino e sono pronto

Ascolto con attenzione il piano presentato da Rossi, riflettendo su ogni dettaglio. Quando l'agente dell'OVRA mostra la pistola, faccio un respiro profondo e mi avvicino, ma non allungo la mano per prendere l'arma.

Quindi, con lo sguardo fisso su Rossi, chiedo con tono calmo ma fermo: "Se le guardie dovessero accorgersi che i mastini sono stati drogati, potrebbero decidere di fare un giro di perlustrazione attorno alla villa. In quel caso, cosa consiglia che il gruppo all'ingresso principale faccia?"

Formulata la domanda, il mio sguardo si sposta prima sulla pistola ancora nell'astuccio, e poi nuovamente su Rossi.

Man mano che Rossi parla, il viso di Lauren sbianca. Quello che fino ad ora sembrava solo un incubo sta prendendo consistenza. E se aveva evitato di rispondere ad Italo, aspettandosi d'essere rassicurata dall'esperienza di un agente speciale, ora si ritrova a tremare, sia per la paura che per incredulità. "Questo...sarebbe il suo piano? E'....è tutta un'ipotesi!", inizia con un tono di voce più acuto, le corde vocali tese. "Se i cani ci saranno...se mangeranno la sua esca........se ci saranno poche guardie! Dove ci sta portando, signor Rossi? E quelle pistole....". Lei ha una pistola con sè ma il fatto che quell'uomo ne avesse portate, conferma che la possibilità di servirsene è più che plausibile. "Dobbiamo forse metterci a sparare...ed uccidere?". Allarga le braccia e le fa ricadere.

Lauren si erge in tutta la sua altezza. Nella luce pallida dell'alba, il volto diventa di marmo. "Avrò tutte le crisi isteriche che la mia coscienza riterrà giusto avere", risponde con una voce che sembra provenire dal profondo del suo essere. Allunga una mano ed afferra bruscamente una delle pistole che quell'individuo sta porgendo con tanta leggerezza senza staccare lo sguardo dalla sua faccia. Se non altro la balistica non avrebbe fatto risalire l'origine del proiettile a lei. Il peso dell'arma conferisce uno strano potere: vorrebbe tanto alzare la canna e puntarla direttamente sull'agente Ovra, sempre fosse chi diceva di essere. E non è detto che prima della fine della giornata, non andrà esattamente così! "Sarò davanti al cancello", dichiara per chiudere il discorso.

Prendo la pistola con un gesto sicuro: non sono nuovo alle armi da fuoco. Ma sono riluttante e credo che si scorga dalla mia espressione.
non aspettatevi che la usi per scopi diversi che per difendermi. O difendere uno di voi
Ho già i miei pesi da portare, salvare i due ragazzini speravo servissero a mitigarli, non aggiungerne altri.

Scaccio i troppi pensieri e mi concentro sul momento
sono restio a diviserci. In caso di... inconvenienti..., saremmo più efficaci tutti insieme. Se tuttavia dovesse essere necessario propongo che miss Evans ed io ci occupiamo delle guardie. Una coppia straniera che all'occorrenza possa fingere di essersi smarrita.

Osservo il gruppo in silenzio mentre la tensione cresce, quando l'atmosfera sembra sul punto di spezzarsi, faccio un passo avanti, posizionandomi a lato di Rossi.
"Signor Rossi," inizio, con un tono calmo ma deciso, "il suo piano ha una logica, ma mi permetta di proporre alcune modifiche che potrebbero aumentare le nostre possibilità di successo e ridurre i rischi."
Allungo la mano verso l'astuccio delle pistole e ne prendo una con sicurezza. Con gesti precisi, estraggo il caricatore, controllo i proiettili, e lo reinserisco, caricando l'arma con un rumore secco che riecheggia nella quiete. La tengo con disinvoltura, facendo intendere che non è la prima volta che ho a che fare con un'arma.
"Per cominciare," continuo, mentre osservo gli altri con sguardo fermo, "dividersi in due gruppi può funzionare, ma dobbiamo stabilire un metodo di comunicazione. Anche un semplice segnale visivo o sonoro potrebbe evitarci spiacevoli sorprese. Inoltre, credo che chi resta all'ingresso debba avere un compito più definito: magari attirare l'attenzione delle guardie lontano dai punti di ingresso, anziché limitarsi a monitorarle."
Mi giro verso la cartina che Rossi aveva tracciato, indicando con un dito. "Propongo anche di identificare una via di fuga alternativa. Se qualcosa dovesse andare storto, non possiamo correre il rischio di restare intrappolati all'interno della villa. Potremmo esplorare il perimetro ora, prima di procedere, per assicurarci che ci sia una via sicura."
Lascio che le mie parole si sedimentino per un momento, poi aggiungo, con un tono più diretto: "Per quanto riguarda i mastini, non dubito delle sue 'abilità culinarie', ma credo che un piano di riserva sia prudente. Un diversivo sonoro o un'esca aggiuntiva potrebbero essere utili nel caso le cose non vadano come previsto."
Infine, guardo Rossi negli occhi, lasciando trasparire una punta di determinazione. "Siamo qui per portare a termine questa missione, non per collezionare incidenti evitabili. Se lavoriamo con metodo e preparazione, possiamo minimizzare i rischi. È un'operazione pericolosa, sì, ma non suicida. Lei è l’esperto, ma mi permetta di dire che un piano che non lascia margine di manovra è un piano incompleto."
Concludo rimanendo in piedi, l’arma tenuta saldamente ma con prudenza, pronto a sentire le sue reazioni e, se necessario, a offrire ulteriori suggerimenti.

Osservo attentamente i miei amici mentre estraggono le pistole dallo zaino di Rossi e li seguo con determinazione. Afferro l'ultima arma rimasta e la scruto con attenzione. Come aveva fatto Italo prima di me, controllo i proiettili e il meccanismo, assicurandomi che tutto sia in ordine. Con movimenti decisi, inserisco la sicura e ripongo la pistola in una tasca interna del mio cappotto, facendo attenzione a sistemare il tessuto in modo che sia facilmente accessibile in caso di necessità, ma senza rischiare che cada accidentalmente.

Ascolto con attenzione le preoccupazioni di Lauren riguardo ai cani e aspetto la risposta di Rossi. Quando l'agente dell'OVRA illustra il piano per usare il cloroformio, approvo soddisfatto. "È un metodo rapido ed efficace," sussurro tra me e me, apprezzando la preparazione di Rossi.

Annuisco alle proposte di Charles, prima "Charles, sei sicuramente il più esperto quando si tratta di armi da fuoco." Poi, ascoltando Italo, "È essenziale avere un segnale per sapere se tutto procede come previsto o se ci sono imprevisti."

Guardo Rossi con uno sguardo deciso, e quando anche gli altri confermano di essere pronti, ribadisco le mie intenzioni: "Sono pronto. Prima i cani nei giardini, poi le guardie della villa da anestetizzare con il cloroformio e immobilizzare con delle corde." Dico queste parole con un tono solenne, come se si trattasse di un voto religioso.

Appena scesa dall'auto, Lauren aveva alzato il bavero della giacca. Ora cammina, lievemente ingobbita, quasi a schermare la propria identità a chiunque guardi nella loro direzione; tiene pronto i foulard blu notte, per coprire il viso in caso di necessità.
A ridosso del muro, trattiene il fiato, guardando incessantemente da una parte all'altra, la mano destra infilata in tasca, avvinghiata attorno al calcio della pistola. Le nocche sono diventate bianche ed il calore della pelle si è trasferito al metallo, lasciandole le dita gelide e rigide. Respira in maniera affrettata, attendendo l'arrivo dei cani, ogni secondo una prova per i nervi tesi.

A tratti ho rallentato il passo, appoggiandomi al mio bastone, per dare una occhiata e cogliere scorci della grande villa, alla ricerca di segni di vita: qualche finestra socchiusa al sole ancora tiepido dell'autunno, auto o biciclette parcheggiate... soprattutto ho spesso controllato che non vi fossero altri sul nostro sentiero, poco interssati alla manifestazione in città per qualsivoglia motivo

Osservo quasi ipnotizzato le bistecche che Rossi estrae dallo zaino, seguendole con lo sguardo mentre disegnano una parabola oltre il muro di cinta della villa, finché non spariscono alla mia vista. Con un misto di tensione e speranza, mi volto verso Rossi, guardo il mio orologio da polso e sussurro: "Quanto tempo ci vorrà perché il sonnifero faccia effetto?"

Dopo un attimo di pausa, il mio sguardo si fa più risoluto. "Vuoi che ti aiuti a salire in cima al muro per vedere se i mastini sono stati attratti?" aggiungo sempre sottovoce.