Atto I - L'inizio della Fine

Mi rannicchio contro il muro, alzando un sopracciglio mentre osservo la traiettoria delle bistecche. Con un tono basso ma sempre carico dell'inconfondibile verve, sussurro: "Beh, signori, ora tocca al nostro sonnifero fare la sua magia. Incrociamo le dita che quelle due succulente bistecche siano più persuasive delle nostre belle facce, perché se quei cani decidono di inaugurare un concerto notturno… direi che siamo fottuti. Come delle bistecche piuttosto al sangue, nel vero senso della parola."
Dopo una breve pausa, stringo i denti e commento rapidamente: "E se il sonnifero fa effetto come una camomilla tiepida? In tal caso, amici miei, conviene che uno di noi abbia già in mente un piano B... e non guardatemi: io sono esperto solo nel raccontare tutto con stile, non nell'affrontare mastini inferociti!"

La situazione ha del surreale: lei, una rispettabile cittadina inglese, a ridosso di un muro in attesa che due cani da guardia s'addormentino per potersi introdurre come una ladra in una villa italiana. Eppure è lì. Brunetti sembra non perda occasione di fare dello spirito...quasi lo invidia! Lei trova difficile anche solo pensare per la tensione, stordita dal pompare del sangue nelle orecchie. Ma eccoli! Coi sensi acuiti al massimo, avverte il respiro delle bestie..forse annusano...il suono umido delle lingue e del masticare. Guarda gli altri, vicino a lei, ed annuisce ad una domanda inespressa. Si solleva con le ginocchia indolenzite dall'immobilità rigida, tenendosi pronta a scavalcare...e non sa ancora come, il muro: inutile rimandare e l'attesa è peggio di qualunque cosa li stia aspettando.

Annuisco con determinazione alla richiesta di Rossi e mi avvicino per aiutarlo a salire. Con le mani giunte per fargli da scaletta e una spinta ben calcolata, faccio del mio meglio per dare all'agente dell'OVRA l'equilibrio e il supporto necessario per raggiungere la cima del muro e verificare lo stato dei mastini.

Mentre aiuto Rossi, mi volta leggermente verso Italo e sussurro: "Se i mastini sono addormentati, dobbiamo entrare nella villa il più rapidamente e silenziosamente possibile. Dobbiamo evitare di far rumore o attirare l'attenzione." Faccio una breve pausa. "Una volta neutralizzate le guardie all'interno, sarà il momento per Lauren e Charles di raggiungerci. E quando avremo trovato la cassapanca nella libreria di Ferrante, beh... i problemi veri cominceranno solo allora."

Cerco di parlare al mio amico come se fossi pronto ad affrontare qualunque cosa, quando in realta' la mia mente fatica a immaginare cosa possa aver sorpreso un uomo cosi' pieno di risorse come Rossi.

Faccio un rapido cenno di assenso a Miss Evans e mi avvio, cercando di mantenere un passo regolare e di non causare rumori inutili. L'orecchio è teso a cogliere qualsivoglia cenno di vita nella villa, che siano voci umane o segni di una qualche attività, in parte rassicurato dal non avere, fino ad ora, rilevato qualsivoglia intoppo. Sciolgo senza darlo a vedere i muscoli della spalla e del polso destro, pronti ad estrarre l'arma se mai dovesse essere necessario.
Continuo a pensare che duviderci non sia stata una scelta saggia, ma ormai è fatta, e mi auguro di aver presto unnsegnale di via libera

Mi posiziono saldamente sotto il muro, pronto a dare una spinta ai miei amici per aiutarli a scavalcare. Con movimenti calcolati e rapidi, allargo leggermente i piedi per stabilizzare il peso e offro le mani come appoggio per il primo del gruppo.

"Italo, che dici di andare per primo? Potrai aiutare Charles e Lauren a scendere dall’altra parte," suggerisco al mio amico giornalista.

Aiutata da Giovanni, Lauren sorprende se stessa. Forse per l'abbigliamento comodo, forse perchè non è da sola, si ritrova in cima al muro in men che non si dica. Fortunatamente è snella, quindi calarsi all'interno del giardino le risulta ancora più semplice. Cerca immediatamente riparo da qualcuno che possa guardare verso l'esterno attraverso le finestre. Lancia un'occhiata significativa a Sir Charles, col cuore in gola e, rasente alla casa, si sposta ansimando da un punto cieco all'altro. Non si è accorta d'aver estratto la pistola.

Controllo che le finestre siano chiuse, cosa che attenuerà il rumore dei nostri passi.
Faccio cenno a miss Evans di restare chinata passando in prossimità delle finestre a pianterreno: non voglio allarmare chi eventualmente sia nella stanza proiettando un'ombra attraverso le persiane o i vetri. Purtroppo il giardino non ci consente grande copertura

Seguo Rossi e Italo con passi rapidi ma silenziosi, mantenendomi basso per ridurre al minimo la possibilità di essere notato dalle finestre vicine. Mentre avanzo, la mia mano scivola all'interno della mia giacca, dove si trova l'astuccio della pistola. Con movimenti precisi, libero la pistola e la impugno, pronto ad usarla se ce ne fosse bisogno. Una volta arrivati alla porta secondaria, cerco di guardare all'interno della casa da una finestra, facendo attenzione a non espormi.

Con la pistola saldamente impugnata, Italo segue Rossi, i passi attutiti dall’erba curata del giardino. Il giornalista si muove cauto, gli occhi scrutano ogni angolo dell’ambiente circostante come se stesse cercando lo scoop del secolo in ogni ombra. Ogni tanto si volta indietro, cercando con lo sguardo i movimenti di Laureen e Charles.
Sente i passi di Giovanni dietro di lui, l’unico suono che lo tiene ancorato alla realtà mentre l’adrenalina pompa nelle vene. Con un sussurro tagliente e carico di ironia, rompe il silenzio:
"Forse scassinare una porta è la tua vera vocazione, eh, Ponzi? Oltre a salvare amici impacciati, ovviamente."
Nonostante il tono scherzoso, il suo sguardo rimane vigile, un mix di tensione e determinazione che sottolinea l'importanza del momento. Tiene la pistola pronta, le dita che accarezzano il freddo metallo del grilletto, come a ricordare a sé stesso che, per quanto abituato a combattere con le parole, ora deve essere pronto a farlo con i fatti.

La professoressa scorge i cenni fatti da Charles. Si abbassa, le ginocchia si piegano rigide, vicino alle finestre. "Fai che non ci vedano, fai che non ci vedano...", continua a bisbigliare, stringendo le palpebre. Alza la testa, sperando che dal piano superiore non si affacci qualcuno e, con le spalle al muro, striscia lungo la parete, fino ad arrivare sul davanti. Nudi: non c'è riparo dietro cui schermarsi nel giardino. Arrivata all'angolo gira il busto; con la mano libera quasi accarezza l'intonaco mentre si sporge per dare un'occhiata veloce all'entrata.

Sorrido alla battuta di Italo. "Sono dei talenti che preferirei non esercitare troppo spesso." Quindi mi avvicino a Rossi con un’espressione decisa ma controllata. Mi fermo accanto alla porta, la esamino brevemente. Provo a verificare che non sia gia' aperta, quindi mi rivolgo all'agente dell'OVRA. Con voce bassa, per non rischiare di essere sentito, dico:
"Posso provarci io. Ho con me degli attrezzi che potrebbero tornare utili per aprire questa porta senza far troppo rumore."

Mentre parlo, estraggo con calma un piccolo astuccio contenente i miei strumenti da scasso. Con un cenno rapido verso Rossi, aggiungo:

"Non garantisco che sia veloce, ma se questa serratura non è troppo complicata, potremmo entrare senza attirare l’attenzione. Tenete pronto il cloroformio, nel caso qualcuno fosse più vicino di quanto pensiamo."

Mi inginocchio accanto alla porta, e con movimenti precisi e attenti metto alla prova le mie abilità.

[OOC: Spendo 10 Punti Fortuna per ottenere un successo standard.]

nello scarso riparo che la colonna offre cerco di appiattirmi piu che posso contro la pietra, e cercando di confondere la mia ombra con quella della costruzione.
Tendo l'orecchio ai rumori, sperando di udire quanto prima possibile il richiamo dei miei compagni che annunciano via libera

Mentre Giovanni si inginocchia per lavorare sulla serratura, Italo rimane accanto alla porta, con la pistola ben salda in mano e gli occhi che scrutano ogni angolo del retro della villa. Si sposta leggermente, appoggiandosi al muro per minimizzare la propria sagoma e restare fuori dalla vista delle finestre.
"Ponzi, fai con calma ma fai bene," sussurra appena, il tono basso e rassicurante. Non vuole mettere fretta all’amico, ma è chiaro che ogni secondo passato lì aumenta il rischio di essere scoperti.
Quando sente il clic che segnala il successo di Giovanni, Italo si gira verso Rossi.
"Siamo pronti. Rossi, guida tu. Io mi tengo dietro di te per coprire le spalle."
Con un cenno rapido, Italo si prepara a muoversi, concentrato e attento, ogni muscolo teso e pronto a reagire al minimo segnale di pericolo.

Emetto un sospiro di sollievo subito smorzato quando sento il lieve "click" della serratura che si apre, una tensione accumulata che si dissolve, ma non completamente. Per un attimo abbasso lo sguardo sugli attrezzi che ho ancora tra le mani, come per assicurarmi che tutto sia andato a buon fine, poi con movimenti misurati ripongo gli strumenti nella loro custodia di pelle e li infilo con cura nella tasca interna della giacca.

Mi alzo lentamente, strofinandomi le mani sui pantaloni, e con uno sguardo deciso impugno la pistola che avevo sistemato poco prima per un accesso rapido. Imitando la postura di Italo, impugno saldamente l’arma, il braccio leggermente piegato, pronto a reagire.

Mi volto verso Rossi, aspettando un cenno d’intesa dall’agente. Quando quest’ultimo annuisce, afferro con cautela la maniglia della porta e la apro lentamente, facendo attenzione a non fare rumore, quindi mi faccio strada all’interno. Una volta dentro, i miei occhi scrutano rapidamente la stanza in cui siamo entrati.