Atto I - L'inizio della Fine

Annuisco deciso alle parole di Rossi. Senza dire nulla, piego il braccio destro e sollevo la pistola fino all'altezza delle spalle, il braccio fermo e saldo, in segno di prontezza all'azione. I miei occhi scrutano velocemente i volti dei compagni, cercando un segno di conferma da parte loro.

Con un sussurro appena udibile, aggiungo: "Pronto. Muoviamoci in silenzio. Andiamo a vedere cosa ci aspetta." Poi inizia a salire le scale con attenzione, il respiro controllato e ogni senso in allerta.

Guardo l'uomo a terra
era solo? Meglio così sussurro, ma resto con le orecchie tese, mentre osservo in giro

Il corpo a terra non presenta tracce di sangue, segno che non c'è stata lotta...o almeno lo spera. Si convince sia così, DEVE essere così, per la propria pace interiore. Con lo sguardo percorre la scalinata ed annuisce silenziosamente, deglutendo. Ormai non può più tirarsi indietro, si rende conto. Rasente al muro, attende che Rossi e Giovanni inizino a salire, poi mette un piede sul primo gradino. La pistola è sempre tenuta salda quasi fosse parte integrante della sua mano.

Chiudo la fila con i muscoli contratti e la bocca secca per la tensione. Affronto i primi scalini di spalle così da avere una ultima visuale sulla stanza che stiamo lasciando, scrutando ogni ombra sospetta e teso a reagire ad ogni rumore

Abbasso lentamente la pistola, mantenendola sempre pronta ma puntata verso il pavimento, quindi mi sposto verso la porta di sinistra con passi leggeri. Arrivato alla porta mi piego leggermente in avanti, appoggiando l’orecchio alla superficie del legno, cerco di captare qualsiasi suono proveniente dall'altra parte.

Li mette a scegliere, come se stesse dando il contentino a dei pargoli davanti alla vetrina di una pasticceria. Una risposta sagace rimane incollata alla lingua di Lauren, quando Giovanni prende l'iniziativa. Attende trepidante che l'italiano dia via libera, guardando nervosamente alle sue spalle. Almeno, dietro di lei c'è Charles.

Mi allontano lentamente dalla porta, mantenendo la pistola bassa ma pronta. Poi segnalo ai miei compari che non ci sono rumori oltre la porta. I miei occhi passano rapidamente sui loro volti, cercando un cenno d’intesa.

Quando tutti annuiscono, giro lentamente il pomello della porta e spingo con cautela. Quindi entro nel corridoio descritto da Rossi e scruto attentamente il corridoio davanti a noi, cercando di identificare eventuali movimenti o segni di pericolo.

Non confido di trovare i 2 volumi di cui parlava Ferrante posizionati su un leggio in bella vista... sussurro agli altri cercando di figurarmi che aspetto possano avere. Probabilmente sono molto antichi. Ma in questa casa di cimeli, chissà cosa altro può celarsi. Mi guardo sempre attorno con circospezione, cercando di capire qualcosa del nostro "ospite", ad esempio se in quella che sembra una infinita collezione di quadri vi sia una qualche logica.

Con un cenno deciso a Giovanni, mi metto in movimento subito dietro di lui. Ogni passo è calcolato, i piedi appoggiati con cautela sul pavimento per evitare scricchiolii. La pistola è stretta nella mia mano destra, puntata verso il basso ma pronta a sollevarsi al minimo segnale di pericolo.
I miei occhi si muovono incessantemente, scrutando il corridoio che si dispiega davanti a noi e l'ambiente circostante. I quadri appesi alle pareti catturano brevemente la mia attenzione.

La professoressa occhieggia nervosamente in direzione dell'agente segreto. Dovrebbe essere lui a guidare i loro passi: conosce la villa, ha detto d'esserci già stato.....oppure non è così? Perché non si espone per primo? Il sospetto, già presente, s'insinua come un seme che mette radici e queste scavano, scavano.... . La pistola trema appena, al ritmo della sua mano quando la sposta verso Rossi. "Perché non va avanti lei? Conosce questo posto....oppure ha mentito?", chiede in un bisbiglio ansimante da dietro il foulard color notte.

Avanzando con passi silenziosi, mi dirigo verso la prima porta sulla parete nord del corridoio a 'C'. Una volta di fronte, mi fermo e mi abbasso leggermente, appoggiando l'orecchio al legno della porta. Tenendo la pistola saldamente in mano, pronta a reagire a qualsiasi eventualità, mentre ascolto attentamente per captare qualsiasi rumore proveniente dall'altra parte.

[OOC: Mi appoggio alla porta della stanza n. 17 nella mappa]

Mi riavvicino a Giovanni, che sta ascoltando attentamente dietro una porta. Con un rapido sguardo agli altri, mi assicuro che nessuno sia rimasto indietro e che il corridoio rimanga libero da minacce.

Tocco leggermente la spalla a Giovanni per attirare la sua attenzione senza far rumore. Con un gesto rapido gli mostro che ascolterò anch'io l'altra porta.

La mia pistola è già pronta ad eventuali emergenze. Mi porto qualche passo più avanti e mi abbasso verso il buco della serratura per sbirciarci dentro.

"E allora indichi la porta giusta, signor Rossi. Non dobbiamo perdere tempo", ribatte la donna sempre con la pistola su di lui.

La discussione tra la professoressa e Rossi mi distoglie per un attimo dalla mia concentrazione. Dopo aver constatato che dietro la porta non si sente alcun rumore, mi raddrizzo, impugno la pistola con la mano sinistra e, con la destra, provo a girare il pomello.

Se la porta risulta bloccata, estraggo di nuovo i miei attrezzi da scasso e mi metto al lavoro. Se invece la porta è già aperta, avverto i miei compagni, la apro leggermente e, una volta impugnata di nuovo l’arma, spingo la porta con il piede. Al contempo, punto la pistola all’interno ma mi sposto di lato, così da poter controllare l’angolo a sinistra della stanza.