Atto I - L'inizio della Fine

ringrazio il cielo che i colpi siano andati a vuoto, per ora. Ma siamo in inferiorità numerica, e considerata la stazza di Mozzicaferro anche in inferiorità di forza fisica. Mi accuccio per strisciare al riparo sotto la finestra e cambiare lato, per avere - spero - una visuale migliore sugli scagnozzi che sono accanto alla seconda macchina. Conto sul fatto che non si aspettino un cambio di angolazione dello sparo. Mi bilancio come prima, e con attenzione metto a fuoco la mia potenziale vittima nel mirino del fucile

I proiettili degli sgherri colpiscono le pareti esterne, sollevando una nuvola di polvere vicino a me. I boati e i tonfi sordi si fondono in una cacofonia assordante. Nonostante tutto, riesco a mantenere la concentrazione, il battito del cuore è ancora regolare, tump-tump. Attendo ancora un momento, tump-tump, e sparo in direzione di Mozzicaferro.

Sento il muro vibrare per il colpo, e Giovanni ritarsi per non essere colpito. Fa che sia la volta buona, penso tra me, mentre tiro il grilletto

Imito i miei compagni e faccio fuoco a mia volta

I suoni assordati dei fucili mi distraggono e faccio fatica a prendere la mira ma cerco comunque di dare il mio piccolo contributo allo scontro mirando allo stesso bersaglio attaccato da Italo

Quando il colpo di Charles va a vuoto, provo un momento di frustrazione. Non mi sento a mio agio con le armi come un ex ufficiale dell’esercito di Sua Maestà, e speravo nelle sue abilità per tenere a bada gli scagnozzi di Ferrante.

Comunque, poco male: Italo e Laureen sono saliti in cattedra e mettono a terra uno degli scagnozzi, anche lui vittima della follia di Ferrante.

Quando gli altri due cercano riparo dietro una macchina, approfitto del momento di calma per urlare a Ferrante:
"Guerrino, come vede non siamo delle prede facili. Se i tuoi scagnozzi mettono giù le armi, vi lasceremo recuperare il vostro amico ferito, e forse potrete salvarlo portandolo in ospedale."

Guardo l'uomo agonizzare per terra e i suoi presunti compagni d'armi ritrarsi... codardi o semplici poveracci costretti a servire un essere dall'animo abbietto? Sembrano di pasta ben diversa da quel mastino ringhioso di Mozzicaferro, un nome che è già tutto un programma

*Preferite che lo finiamo? Verrete a patto con la vostra coscienza ogni sera, non è un nostro poblema* dico con voce dura, appostato dietro il mo angolo di mira. Poi repentinamente mi accovaccio per riemergere nascosto dallo stipite opposto, per avere una visuale miglore su Mozzicaferro. E' una mossa disperata, ma forse anche in attesa la mia scelta di cambiare bersaglio...
Miro sperando nella fortuna al petto del gigantesco mastino di Ferrante

Percepisco le minacce di Ferrante come cariche di disperazione. Se concentrassimo il fuoco su Mozzicaferro, gli sgherri potrebbero decidere di non tentare un altro assalto, ma attendere l’esito delle nostre azioni. L’offerta che abbiamo fatto era sincera, ma le nostre azioni devono seguire le parole.

Stringo i denti, per la rabbia e l’adrenalina. Mi sporgo di nuovo dalla finestra, il fucile saldo tra le mani. Scosto appena il fucile dal davanzale, la canna vibra leggermente mentre cerco di allineare il mirino sul petto largo di Mozzicaferro, la montagna umana che fa da scudo al suo padrone.

"Concentriamo il fuoco su Mozzicaferro… se cade lui, forse gli altri fuggiranno."

Prendo rapido la mira e sparo contro uno degli uomini di Ferrante

La mano mi trema, chiudo gli occhi un attimo, gli riapro e faccio fuoco senza pensare